Le relazioni che presentiamo quest’anno raccolte sotto il titolo “Il corpo da custodire” interrogano due campi del Sapere rispetto al corpo. Da una parte la psicanalisi, dall’altra il pensiero cinese. Ma dov’è che questi si incontrano, e cosa condividono essendo così lontani l’uno dall’altro?

Probabilmente qualcuno di voi avrà sentito parlare di Jaques Lacan, l’anno scorso al festival della filosofia qui a Modena è stata tenuta una lezione proprio su Lacan dallo psicanalista Massimo Recalcati. Lacan può essere considerato uno dei padri fondatori della psicoanalisi in Francia che era uno dei paesi che aveva resistito più a lungo all’influenza del pensiero freudiano.Oggi la scuola lacaniana, è una delle più influenti scuole di psicoanalisi del mondo.

Ora dovete sapere che Lacan all’età di quarant’anni si iscrisse all’Istituto di lingue orientali di Parigi dove studiò la lingua cinese e i testi antichi e moderni. Si interessò allo zen, il chan cinese, e al taoismo approfonditamente. Nel corso dei seminari che tenne per 30 anni più volte fece riferimenti a queste materie.SEntite come apre il suo diciottesimo seminario. “Quello che io aggiungo a Freud-anche se è già presente, perché qualunque cosa egli dimostri dell’inconscio non è mai nient’altro se non materia di linguaggio-, io aggiungo che l’inconscio è strutturato come un linguaggio. Quale linguaggio? Ebbene, per l’appunto, cercatelo! Io vi parlerò del francese o del cinese. Almeno è quello che vorrei fare.”

Tuttavia questo interesse di Lacan per la Cina è rimasto piuttosto inesplorato e nessuno tra gli studiosi del suo pensiero se ne è occupato. Fortunatamente però qualcuno ci ha fatto caso. Alcuni psicanalisti francesi anche sinologi si sono interessati a questa passione di Lacan.

C’è un sito francese che si chiama Lacan Cina dove sono raccolti tutti gli interventi di Lacan sulla Cina nel corso della sua opera, e numerosi articoli su questo argomento. E’ lì che ho trovato l’articolo di Francis Rouem, il corpo in atto di cui vi parlerò.

Siccome io mi interesso al pensiero cinese e ho una passione tutta personale per la psicanalisi e per Lacan, quando ho trovato questo sito sono rimasta davvero felicemente sorpresa. Ho aperto un blog che si chiama Fallo in Cina dove traduco gli articoli che trovo lì, ma non solo.

Inoltre lo scorso anno, finalmente, L’Istituto Confucio di Milano e l’università Bicocca hanno organizzato un convegno proprio su questo, su Lacan e la Cina dove ho avuto il piacere di conoscere personalmente Guy Flecher che è il fondatore del sito.

Naturalmente l’interesse di uno come Lacan per il pensiero cinese non fu un capriccio esotico, trovò in questa cultura non ontologica, più di uno spunto per le sue riflessioni e per le sue teorie.Potremmo fare un incontro solo su questo, ma andiamo avanti.

Corpo in psicanalisi e corpo nel pensiero cinese, cosa hanno in comune?

La psicanalisi non è una procedura di ammissione in cui al soggetto viene chiesto di dire quello che sa, ma deve condurre invece a fargli dire ciò che non sa di sapere per produrre il proprio essere in atto.

Apriamo una parentesi:

Uno dei fattori scatenanti di una malattia è lo stress emotivo, le estreme preoccupazione, le paure, la tristezza e la depressione eccessiva. Si è visto che le emozioni forti alterano il corpo umano non solo nel suo aspetto funzionale, è ormai noto che lo stress emotivo produce anche cambiamenti strutturali. Questi cambiamenti strutturali sono verificati con la perdita di neuroni nel cervello, esattamente, le emozioni forti bruciano o feriscono le cellule cerebrali. Chi parla qui è un famoso neurologo, il dr, Cicero Galli Coimbra di S.Paulo in Brasile.(La medicina cinese duemila anni fa non parlava di neuroni ma di emozioni come causa di malattia.)

Ora, e detto questo, parlare in analisi della propria angoscia è parlare del corpo. Parlare in analisi di un problema del corpo è parlare di se stessi. Il sintomo, dice Lacan è una metafora, che racconta qualcosa di cui non si è consapevoli, vuole farsi ascoltare e decifrare per andare verso una qualche possibilità di risoluzione.

Il corpo in psicanalisi , la sua immagine , la sua materialità anatomica ,sono l’espressione di un linguaggio, i suoi sintomi sono domande che come tali costituiscono una opportunità.

Il corpo in psicanalisi è fatto di parole, di storie, è attraversato dalla proprie domande, è la pagina su cui si scrive senza saperlo la propria biografia nota e quella rimasta ignota. Così il corpo in psicanalisi potrebbe avere molti e diversi nomi.

Il corpo in atto

Vediamo che al pensiero cinese sono estranei qualsiasi oggettivazione e concettualizzazione del corpo.Esso non viene reperito se non attraverso una serie di parametri funzionali, che variano a seconda del contesto, la natura e l’obiettivo del proposito (il carattere dei criteri di classificazione dei dati fisiologici si miscela a riferimenti medici, sociali, politici, cosmologici, ecc.). A questo proposito, la differenziazione tra corpo e la mente (spirito) è qui irrilevante. Il corpo non si riduce alla carne: esso emana, si dispiega , è attraversato.

Questo corpo che non differisce così tanto dalla sua mente che non si riduce alla carne è colto da Rouem con precisione: emana, si dispiega, è attraversato.

Non esiste una parola unica e univoca per designare il corpo in cinese.

Potete controllare anche voi,ci sono dizionari di cinese on line, digitate corpo e vedete la schermata.

Tra i termini principali dello Shi Ming che è il libro della Precisazione dei Nomi troviamo

REN-TI

Ren 人 di solito è tradotto come “uomo”, “per Ren, si intende la virtù di umanità che anima gli esseri
mentre Ti, 体 indica la struttura del corpo in una successione ordinata;
carne e ossa, capelli e sangue, dritto e rovescio, grande e piccolo seguono un modo ordinato “.
Vi sono qui allusioni alle strutture materiali della animazione e delle dinamiche del corpo, alla dialettica del visibile e dell’invisibile, alla relatività di opinioni e discorsi su un piano fisico o sociale

troviamo- Qu”.躯[軀] Disposizione del corpo. “Per qu, si intende il corpo sotto l’aspetto della sua disposizione, tutta la nomenclatura è riunita in un grande insieme, come il piano dettagliato di un territorio”
I vari aspetti funzionali del corpo sono identificati con precisione l’uno rispetto all’altro a motivo del loro nome; (in epoca classica si era compiuta una grande e rigorosa impresa, , conosciuta sotto il nome di la “rettifica dei nomi” introdotta da Confucio.)

Xing, 形 che significa ciò per il quale ci distinguiamo, ciò che ha forma e immagine.”
Nella grande dizionario del II secolo dc. JC, il Shuo wen jie zi (Spiegazioni dei caratteri ), si dice che “la forma xing, è immagine.”
Rouem dice che questo carattere esprime soprattutto il legame che il corpo stesso ha tra l’invisibile e il tangibile, il percettibile.

– Shen 身 ” shen, significa ciò che si raddrizza, che può piegarsi e raddrizzarsi”
(Da non confondere con un altro carattere che si pronuncia al medesimo modo estremamente usato che significa “spirito, invisibile, intelligenza.”)

Questo carattere quasi intraducibile al di fuori del suo contesto, si trova nei moderni dizionari moderni col significato di “persona, essere umano, sé”. Questa definizione riassume e mette in evidenza la dimensione tutta dinamica del corpo, attraverso i suoi aspetti somatici , psicologici, comportamentali, sociali, etici, ecc .. .

La realtà nel mondo cinese, non viene mai afferrata nella sua essenza o sostanza, la cosa in-sé è ignorata, e l’universale, per quanto possa apparire attraverso alcune grandi idee generali (come yin, 阴 [阴] e yang 阳 [阳] cielo e terra, ecc.), non vale se non per le sue specifiche applicazioni. Gli oggetti, gli esseri o ciò che in definitiva è preferibile chiamare qui gli “esistenti” nel mondo ,sono considerati solo in e attraverso le loro interrelazioni reciproche, i loro collegamenti intrecciati, in infinite serie di mutazioni, cambiamenti e trasformazioni.

Non esiste nel pensiero cinese l’idea che possa esserci una cosa che da sola possa essere analizzata Questo sarebbe privo di senso. Le cose possono essere comprensibili soltanto se non si perde mai di vita la relazione che c’è tra l’una e l’altra.

Questo si comprende assai bene nella Medicina tradizionale cinese.Non c’è mai la spalla, il ginocchio o un viscere che siano isolati dallo sguardo medico ,che invece è sempre volto a cogliere l’insieme.

Il modello interattivo per eccellenza è quello del cielo (Tian 天) e della terra (Di 地) , questi due termini sono venuti a designare rispettivamente ogni principio iniziatore di una azione (come qualsiasi impulso che innesca un movimento) e ogni principio ricevente, di realizzazione , di attualizzazione nel “qui ed e ora” della manifestazione fenomenica in risposta a quella incitazione. Il cielo induce e la terra risponde. I due termini corrispondono alla coppia Yin – Yang, Yin rappresenta il livello del mondo visibile, formale e materiale, yang il livello invisibile, latente, informale energetico.I due sono sempre complementari, indissociabili, uno non prevale sull’altro.

Esprimono il divenire di e in una continua relazione.

Ogni esistente nel mondo non può essere riconoscibile se non per la sua posizione relativa ad un altra, ed è lo stesso per i significati che gli si possono attribuire.

Ciò che incita alla funzione del cielo verrà chiamato yang, ciò che risponde ha funzione terrestre e sarà chiamato yin, il mondo si situa dunque entro il cielo e la terra, composizione sempre mutevole tra yin e yang. L’interazione fa lavorare i due poli rendendoli efficaci.

L’interazione è un ATTO, nel mondo cinese, questo atto è innanzitutto un atto rituale; ma il rito non è qui un comportamento vuoto di senso (o magico, religioso o soprannaturale), eseguito meccanicamente come forma di legame sociale, l’atto rituale è ciò che si con-forma al corso delle cose e del mondo, il quale è la sequenza ininterrotta di interazioni processuali, cambiamenti e trasformazioni, che i cinesi chiamano il dao 道 la Via .Il corpo stesso partecipa di questo rituale

Il pensiero cinese non ha privilegiato , come l’Occidente, una visione del mondo volta alla questione della sua origine, e dunque della sua creazione, ma si interessa solo dell’intreccio e del dispiegarsi dei vari aspetti delle sue manifestazioni fenomenologiche che coinvolgono, allo stesso modo le dimensioni del visibile e l’invisibile, il latente e l’ovvio, il non-ancora e il già manifesto secondo questa logica di interazione.

Questa è la natura, secondo il pensiero cinese, della quale si può dire che l’unica cosa che non muta mai è il mutamento stesso.

E il concetto di “natura” è da intendersi come “spontaneità naturale” , frase chiave nel pensiero cinese, in particolare è ampiamente commentato nei testi taoisti che la spontaneità è inseparabile da una immediatezza assoluta. Essa tuttavia dovrà ugualmente essere solidale alla “ragione delle cose,” lì , “la ragione delle cose” designa la struttura dei fenomeni, non solo a livello materiale, ma in ciò che riguarda le loro trasformazioni .

Questa “ragione delle cose” non è una legge emanata da un potere che è la sua condizione esterna o pre-esistente: essa ha senso solo nella misura in cui viene percepita ed effettivamente incontrata nel registro delle interazioni.

il corpo umano ugualmente partecipa dell’essere nella ragione delle cose “Nei tessuti del corpo degli esseri viventi vi è la ragione dei muscoli (Jili 肌理), la ragione della carne (couli 腠 理), la ragione delle linee pelle (Wenli). Per tagliare i tessuti c’è una linea di taglio senza sfrangiature: questa si chiama la linea della ragione (tiaoli 条理) “.

Ragione delle cose si riferisce alla ritualità, alla vita come a un continuo processo rituale.Possiamo cogliere in questo modo di dire un senso poetico, un richiamo incessante all’ascolto.

Questa importanza e l’estensione accordate alla dimensione rituale dell’esistenza sono certamente privilegiate nella corrente di pensiero confuciana e post confuciana, tuttavia, sottolineano e mettono in luce una caratteristica insita nel pensiero cinese, che si trova in tutte le tendenze filosofiche: l’interdipendenza essenziale tra gli individui e il mondo, i loro corpi e l’ambiente circostante.

Il corpo è “in atto”, la forma prevale sul senso, il corpo non è mai considerato come statico, cadaverizzato, ma in mutazione prima d’essere sostanza, la sua materialità anatomica non è che il supporto della sua mobilità , è un un luogo di riunione di soffi interagenti gli uni con gli altri.. E’ essenzialmente percepito come un divenire, e come che “non cessi mai di dover avvenire”. Sia il confucianesimo che il taoismo esprimono queste caratteristiche.

Questo termine di “soffio”, qi, si riferisce allo stesso tempo agli aspetti materiali costitutivi del corpo, ma anche a quelli immateriali, come agente dei cambiamenti è una forza vitale ed esistenziale all’opera nel corpo, e nel mondo, e riflette l’infinità delle interazioni .

Vediamo adesso le prospettive delle due principali correnti filosofiche cinesi, il confucianesimo e il taoismo , la loro visione dell’esistente.

Il corpo moralizzato

C’è una cosmologizzazione della natura umana, e una moralizzazione della natura cosmica: la natura cosmica indica non solo la dimensione astronomica e calendariale, ma anche la natura celeste correlata con la sua natura terrestre.
Pertanto, questo processo di trasformazione infinita di cui stiamo parlando non regolato da un’autorità esterna, non sostenuto da una qualsiasi divinità, stabilisce la sua coerenza attraverso una prospettiva morale.

L’esistente, questo essere psicocorporeo che chiamiamo uomo e donna, che ha in sé i soffi della terra e del cielo, è dotato di una natura morale.

La morale però non si riassume solo in una serie di regole di buona condotta del comportamento. Secondo una logica molto rigorosa sviluppata da Mencio , essa è considerata come inerente all’uomo 性 presente in ciascuno allo stato di una tendenza a cui si dovrebbe acconsentire, rilevabile durante alcuni comportamenti spontanei e immediati .
Mencio (Meng Zi) è uno dei maggiori filosofi cinesi, post-confuciano, 372-289 aC.

Rouem riporta questo brano:
“Supponiamo che un uomo improvvisamente veda un bambino sul punto di cadere in un pozzo. Sarà certamente mosso a compassione, non perché vuole ingraziarsi i suoi genitori o avere la lode da paesani e amici, né perché odia il pianto del bambino. Si può dire allora che qualcuno il cui cuore è privo di compassione non è umano, il cui cuore è privo di vergogna non è umano, il cui cuore è privo di cortesia e modestia non è umano, il cui cuore non sa che non sa cosa è giusto o cosa è sbagliato non è umano. La compassione esprime la tendenza della virtù di umanità (ren), la vergogna la tendenza dell’equità (yi), la cortesia e la modestia la tendenza all’osservanza dei riti (li), il senso di giusto e sbagliato la tendenza alla saggezza (zhi). L’uomo ha queste quattro tendenze in quanto ha quattro membri … “. Inoltre, si dice che chi possiede queste quattro tendenze (che sono, in ordine di importanza, le quattro virtù fondamentali dell’ etica confuciana) è paragonabile al fuoco che comincia ad ardere e alla sorgente che zampilla….”

Non si trova , in questa filosofia, alcun profilo di un contratto morale, quella morale che troppo spesso si confonde con l’ipocrisia, qui si tratta di tendenze, della consapevolezza dell’interdipendenza tra esistenti, della coscienza non tanto degli altri ma degli altri in noi.

La natura umana, secondo Mencio, non è radicata nella consapevolezza dell’essere, ma nelle azioni e nei comportamenti che definiscono essi stessi lo scorrere della propria vita. La caratteristica comune di tutti questi comportamenti è la “solidarietà” (gan tong, letteralmente “tra-allocare procedere senza ostacoli “) reciproca tra gli esistenti e il cielo come realtà regolatrice, il cielo è moralizzato, è

il ” buono-bene ” e la natura umana non è che un aspetto tra altri nella via delle cose nel corso incessante della realtà (dao 道).
La natura dell’uomo non è un’essenza innata, è una predisposizione, una virtualità che sarà messa o no in atto.

Per Mencio il male è la non messa in atto di questa potenzialità. Come una modalità naturale nel processo delle cose, la coscienza morale non richiede alcun modo predefinito specifico, prescritto e idealizzato , è immediatamente comprensibile senza la mediazione di un intervento esterno: “fare” è già e subito “come fare”. L’essere in atto.

La natura umana,coincidendo con l’attualizzazione della coscienza morale, definisce l’ideale dell’uomo come un’etica del corretto adeguamento al corso delle cose, secondo una giusta posizione nello spazio e nel tempo. E’ una logica del” qui e ora “. “Adeguatezza” non implica il mimetismo, la conformità o la comunione o l’equivalenza: è piuttosto una orchestrazione di ritmi .

Sentite cosa dice qui
Questa logica è quella del corpo stesso. Il corpo non è tanto un oggetto fisicamente circoscritto , è ciò a cui l’uomo deve pervenire , per realizzarlo allo stesso modo delle sue aspirazioni morali.

“Mencio dice: la nostra forma del corpo (Xing 形) e il nostro aspetto sono la nostra natura 性 emanata dal cielo, solo il saggio può prendere pienamente 圣人 la sua forma corporea” , ” l’uomo di qualità che aderisce alla sua natura, cioè alla virtù dell’umanità, alla correttezza, all’osservanza dei riti e alla saggezza, è radicato nel suo proprio cuore, ha un aspetto florido,che si mostra nel volto e anche nella schiena e nei suoi membri, offre un messaggio intelligibile senza parole ”

Il corpo nella prospettiva taoista

Il corpo è ugualmente attraversato dalla circolazione dei soffi e dai cambiamenti che lo costituiscono; la dimensione rituale sociale non è così pronunciata come nella tradizione confuciana, e la dimensione morale cede il posto ad un approccio più individualizzato e marginale rispetto al corpo sociale nel suo insieme, le pratiche corporali hanno un ruolo di primo piano (visualizzazione interiore, meditazione, respirazione, ecc.)

Il corpo non è considerato come entità indipendente e sostanziale, oggettivato nella sua materialità, e in questo senso, l’intuizione iniziale non è fondamentalmente diversa da quella che abbiamo visto all’opera nella filosofia confuciana.

Il corpo non è mai isolabile dal suo ambiente naturale e cosmologico, è di solito concepito come un paesaggio là dove la nostra cultura lo ha concepito riducendolo a una macchina:

“L’uomo ha 365 articolazioni che corrispondono ai 365 gradi celesti. Il suo corpo con le sue ossa e la sua carne è corrisponde all’interno della terra. In alto le orecchie e gli occhi corrispondono al sole e la luna. Il corpo ha orifizi e vene a immagine di valli e fiumi. Egli conosce il dolore, il piacere, la gioia, la rabbia, che sono come e gli spiriti vitali. Nella parte superiore del corpo, la testa si innalza tonda a immagine del cielo. La capigliatura è simile a stelle e costellazioni … “.

Allo stesso modo, del Lao Zi Zhong Jing (Libro del centro di Laozi), K. Schipper ci riassume le descrizioni del “paese interiore” che è il corpo: «Che cosa vediamo? Il paesaggio della testa è quello di un alto monte, o piuttosto quello di una catena di vette che circondano un lago centrale. Questo lago si trova a metà strada tra l’occipite e il punto tra le sopracciglia (lo specchio). Al centro del lago si trova un sontuoso palazzo … Le regioni centrali sono illuminate da una seconda coppia di luci (seni) Qui di seguito, un palazzo si erge, colorato di rosso fiammante (il cuore). Davanti al Palazzo Scarlatto si estende una corte di terra gialla (milza) è la Corte Gialla, l’area sacra del corpo e il luogo dei suoi abitanti. Da qui si accede ad una struttura semplice, la Sala Viola (colecisti) “.

Il corpo dell’adepto taoista è di per sé un talismano, con la sua controparte nel mondo; “questa tavola talismanica ” del corpo è un diagramma che si “percorre, decifra e si integra simultaneamente” .La dimensione talismanica della mappa del corpo evidenzia come il mondo esiste mentre l’individuo lo costituisce.L’uomo e il mondo non si differenziano secondo la logica di soggetto e oggetto, ma si correlano, interagiscono nella stessa “attività”,dove tutto in una volta il pensiero (ri) prende corpo e il corpo si pensa

Sul corpo si proietta l’identità , che si rifrange in una serie di luoghi e nomi, che sono tutte le fasi di trasformazione del soffio originario.

Il soffio originale (qi, energia) non si riferisce ad una unità trascendente, : è il soffio come non ancora differenziato, cioè il mondo come pura potenzialità, prima di ogni sua specificazione in una realtà particolare. E’ pura opportunità, possibilità. Nel gergo taoista, si parla rispettivamente di “cielo anteriore ” e di “cielo posteriore.” L’universo cinese è un’alternanza tra il potenziale e il manifesto, non oppone l’esistenza alla non esistenza, ma l’evidente al latente , il visibile all’ invisibile (che sono collegati piuttosto che opposti).

Nel gergo taoista si parla anche di embrione di immortalità, di corpo da custodire.

La ricerca taoista è una ricerca dell’immortalità, non di una vita dopo la morte, ma delle nozze perfette nel corso dei mutamenti, tra il mondo visibile e il mondo dell’indifferenziato .E’ in questo momento di incontro che si apre la via delle opportunità.

Dunque, nella tradizione cinese, il corpo non si dà mai di colpo, la sua realtà vivente è costantemente di essere, avere, organizzare, preparare, elaborare, trasformare, divenire ed essere insomma nell’atto. La realtà non si situa nei concetti ma nel corpo.
” Il corpo e la mente sono “mescolati” anche nelle pratiche sessuali volte a una trasmutazione e sublimazione dell’energia sessuale.

L’espressione “non azione” ( o non-agire wu wei), è una delle formulazioni più importanti della filosofia taoista, significa una adeguazione e non-opposizione al processo di mutamento. Il non-agire non è sinonimo di passività o astinenza, ma di “fare con”, nel senso della Via.

La natura dell’uomo non procede né si deve identificare a un qualsiasi modello o schema preformato.

Che un corpo diventi, per chiunque, il suo corpo – – nel duplice aspetto della appropriazione e dell’identificazione , suppone la creazione indefinitamente rinnovata del suo proprio spazio, il corpo è il suo spazio in un dato momento; “spazio”, nel senso che non solo i suoi limiti non lo circoscrivono ma lo definiscono provvisoriamente, ma soprattutto spazio nel senso che fonda, dove nasce il suo spessore, il suo movimento, la sua lucentezza e la sua evidenza, la brillantezza del suo aspetto, la giunzione tra il “non-ancora” e il “già lì”; è anche, per esempio, il luogo di enunciazione e di emissione della parola, il luogo dell’attenzione fluttuante (relativo anche tanto all’analista che all’analizzante)…

Capite cosa suggerisce il taoismo, ci dice che il nostro corpo è da conquistare , come che potesse esserci un passaggio, più di uno, verso questa realizzazione misteriosa.

Come ci fosse un corpo, il nostro, cui man mano accedere del quale non sappiamo ancora, corpo che non cessa mai di dover avvenire…e non di invecchiare.

Vorrei ora leggervi un breve articolo apparso su una importante rivista cinese, il famoso scienziato astrofisico Qian Xuesen parla delle tre scienze del futuro: la scienza dei sistemi, la scienza del pensiero e la scienza dell’uomo, quest’ultima comprende il qigong, la medicina tradizionale cinese .

“I nostri antenati, sulla base di una concezione organicista della vita umana svilupparono, dopo esperienze protrattesi per lungo tempo, un singolare metodo di ricerca :il metodo introspettivo.Questo metodo introspettivo per indagare se stessi si fondava sull’acutizzazione delle capacità percettive attraverso il qigong, che permetteva di raccogliere informazioni sull’assetto interno del proprio corpo; utilizzando la coscienza autogena si arrivava a sentire, capire e controllare l’attività vitale. Nel metodo introspettivo soggetto ed oggetto di conoscenza coincidono.

Tuttavia l’utilizzo del metodo introspettivo ha dei limiti intrinseci:soltanto un ristretto numero di persone può arrivare a ciò, manca di standard oggettivi e ancor meno si può confidare nel fatto che tale conoscenza sensitiva sia confermata da coloro che non hanno nessuna esperienza nella pratica del qigong.

La metodologia che a partire da Galileo e Newton si è sviluppata nella scienza occidentale contemporanea, ha offerto un contributo fondamentale alla conoscenza del mondo abiotico. Il grande edificio di questa scienza è costruito su due pilastri: l’esperimento e la misurazione. Semplificando essa ritiene che ciò che si può misurare è oggettivamente esistente.Pertanto la conoscenza che abita questo edificio è affidabile, ripetibile, rigorosa.

Tuttavia il metodo scientifico si è sviluppato all’ombra della filosofia positivista, pertanto molti hanno assimilato, consciamente o inconsciamente, una concezione errata: ciò che non si può misurare non esiste. Questo concetto errato è stato estremamente dannoso per lo sviluppo delle scienze naturali. Dal punto di vista metodologico, il riduzionismo pone l’accento sull’analisi, a partire dalla scoperta della struttura a doppia elica del DNA e delle ricerche sul codice genetico, il riduzionismo si è notevolmente rafforzato nello sviluppo della ricerca biologica, fisiologica e affini. Ciò nonostante ritenere che queste macromolecole rappresentino ‘il segreto della vita’ è davvero una semplificazione eccessiva, il problema principale dei biochimici molecolari è quella di non considerare mai i problemi da un punto di vista dell’intero sistema..”

Noi riteniamo che esistano principi validi sia nell’approccio riduzionista che in quello vitalista, ma che entrambi offrano visioni parziali. Sullo sfondo del sistema riduzionista c’è una ipotesi aprioristica: ritenere che dopo aver scomposto un un intero in elementi costituenti, le caratteristiche che si osservano in ciascun elemento isolato siano identiche a quelle che esso ha quando è integrato nel sistema complessivo. Questa assunzione è erronea, inoltre si considerano solo materia ed energia e non si tiene conto dell’informazione, l’informazione contenuta in un elemento integrato nel sistema o isolato dal sistema è profondamente diversa.

PER CONCLUDERE tornando al nostro confronto iniziale , psicanalisi e pensiero cinese invitano all’atto del proprio diventarsi, entrambi condividono un Impensato. Inoltre per la psicanalisi la logica del tempo non è la logica del tempo cronologico, misurata dal pendolo ma è la logica del tempo dell’inconscio, che dice Freud è atemporale. Non è una logica quantitativa ma qualitativa.

Nel taoismo ritroviamo questa stessa percezione, tempo che si apre a una dimensione non misurabile.

L’augurio è che l’Impensato sia con noi.

Simonetta Silvestri Raggi
19 Marzo 2014